Di seguito la lettera-appello del 2008 sulla trasparenza dei lavori della giuria



ai partecipanti
e per conoscenza:
ai festival cinematografici
agli addetti ai lavori
alla stampa del settore


Il Visioni Fuori Raccordo Film Festival, che quest’anno presenta la sua seconda edizione, ha introdotto una novità che crediamo giusto comunicare prima di tutto a voi, autori delle opere selezionate nelle due sezioni del concorso, e in secondo luogo agli altri festival, agli addetti ai lavori e alla stampa del settore.
La scelta è quella di rendere pubblici, attraverso una registrazione audiovisiva che sarà visibile sul sito del festival, i lavori della giuria.

Si tratta di un tentativo che nasce da una riflessione avviata nel nostro gruppo di lavoro a partire da una proposta, apparsa ormai più di un anno fa, sulle pagine del sito ildocumentario.it.
Nell’ambito di un interessante dibattito, ancora visibile online, scaturito dall’appello del regista Antonio Bellia contro la prassi di molti festival di accettare solo opere inedite, ci ha colpito profondamente l’intervento di Ansano Giannarelli che, oltre a concordare pienamente con le motivazioni dell’appello, allargava il ragionamento ad altre questioni, sollecitando a “collegare sempre il particolare con il generale, perché ci sono rapporti profondi”.
Giannarelli nella sua lettera accenna all’assurdità di clausole che limitano la durata delle opere nei concorsi festivalieri (“è un’imposizione del tutto estranea alla natura di un film”); all’opportunità che un festival non sia un evento a se stante della durata di pochi giorni (“i festival dovrebbero svolgere “attività permanenti sul territorio”); alla necessità di una politica nuova per i festival (“per potenziare l’azione di quello che si va configurando ormai come un vero e proprio circuito di diffusione non commerciale”); alla sua contrarietà verso la pratica dei premi (“in coerenza con una considerazione molto critica che ho della competitività come valore dominante”).
Poi Giannarelli indica anche due altri elementi: il primo riguarda la pratica, in un certo senso deresponsabilizzante, della stragrande maggioranza dei festival di non motivare l’esclusione di un film dalla selezione (“conoscere i motivi delle esclusioni significherebbe dare trasparenza alle decisioni di chi ha il potere di scegliere, aumentarne la responsabilità perché le motivazioni potrebbero essere discusse, condivise o disapprovate: insomma, sarebbe un comportamento che potrebbe contribuire a un confronto culturale del quale mi sembra che ci sia insieme tanta necessità e tanta assenza”); la seconda allude invece, provocatoriamente e per ragioni molto simili, all’opportunità di rendere pubbliche le riunioni delle giurie (“naturalmente senza intromissioni: unicamente per sapere, per conoscere. Anche qui, si accrescerebbe la responsabilità dei “giurati” e si consentirebbe un confronto culturale su scelte, certamente legittime ma che lo sarebbero di più se motivate”).

Questa lettera, passata di mano in mano all’interno del nostro gruppo di lavoro, ha esercitato una forte attrattiva su tutti noi e, allo stesso tempo, ha avuto la capacità di mettere in crisi tante certezze che prima ci apparivano scontate. La discussione si è aperta. All’affascinante utopismo delle proposte si contrapponeva la difficoltà della loro messa in pratica e la consapevolezza di rappresentare soltanto una delle tante piccole realtà festivaliere del paese, con un’esperienza molto limitata. Poi ha prevalso, e forse il nostro essere “piccoli”, di poca esperienza e quindi anche slegati da interessi e consuetudini ha contato qualcosa, la voglia di provarci.
Ne abbiamo parlato con Giannarelli e gli abbiamo chiesto di lavorarci insieme, concentrandoci su due delle sue indicazioni: l’istituto della risposta (come lui stesso lo ha definito) per le opere non selezionate e la pubblicità dei lavori della giuria. Per la grande stima che nutriamo nei suoi confronti, ma anche per una specie di “diritto d’autore” sulle proposte da lui elaborate, gli abbiamo chiesto di accettare l’incarico di presidente della giuria. Giannarelli lo ha accolto con entusiasmo, affrontando questa piccola sfida con la passione e la profondità che lo contraddistingue. Insieme a lui abbiamo lavorato alla formazione di una giuria che accettasse queste condizioni di lavoro. È stato meno difficile di quello che ci aspettavamo. Gianluca Arcopinto, Antonio Medici, Marzia Mete e Silvana Silvestri hanno aderito con convinzione, esprimendo alcune perplessità limitatamente alle modalità di svolgimento dei lavori. Ne abbiamo discusso e abbiamo elaborato una procedura che ci sembra convincente.

Questo il percorso che ci ha portato fin qui.
Abbiamo già ultimato i lavori di selezione e tentato di indicare per ogni opera non selezionata le motivazioni, certamente soggettive, che ci hanno spinto a quella decisione. Le abbiamo inviate agli autori e, in molti casi, abbiamo ricevuto risposte di puntualizzazione o anche di pieno disaccordo, accompagnate però quasi sempre da elementi di apprezzamento e di riconoscenza.

Tra pochi giorni, dal 27 al 30 novembre, proveremo a mettere in pratica la seconda idea: faremo in modo che ogni giurato esprima pubblicamente un giudizio su ogni opera in concorso (non più quindi solamente su quelle premiate) e renderemo pubbliche anche la discussione tra i giurati e l’attribuzione dei premi.

Non sappiamo se tutto si svolgerà come immaginiamo. Siamo consapevoli del carattere sperimentale, di “prova”, che questa edizione del festival rappresenta. Non sappiamo se incontreremo problemi, se la mancanza di segretezza produrrà forme di autocensura o di imbarazzo tra i giurati. Speriamo di no. Speriamo al contrario che la pubblicità dei lavori sia per chi vi prende parte un motivo di maggior senso di responsabilità, di maggiore attenzione alle opere in concorso. D’altro canto siamo convinti che questa scelta darà un importante contributo al festival sotto il profilo della trasparenza e del suo voler rappresentare il più possibile un momento di conoscenza, di dibattito e di confronto culturale.

Per queste ragioni, per tentare un ripensamento innanzitutto del rapporto tra i festival e i suoi partecipanti e poi anche per ragionare assieme sul significato di un festival, sul suo senso e sulla sua utilità, estendiamo questa comunicazione agli altri festival italiani, agli addetti ai lavori in genere e alla stampa del settore, dicendoci fin d’ora disponibili ad avviare un confronto su questi temi.

Cordiali saluti,


Lo staff del Festival

Luca Ricciardi
Massimiliano Cera
Giorgiana Sabatini
Paolo Ricciardi
Giacomo Ravesi
Icaro Lorenzoni


PERIFERIE ITALIANE

Cani morti

H5N1

In terra straniera

Io la mia famiglia rom e woody allen

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Le bambine di Palmi

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Se dobbiamo andare andiamoci

Sgomberi

Tutte le barche a terra

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Vietato respirare

PERIFERIE ROMANE

Alisya nel paese delle meraviglie

Basette

Col sangue agli occhi

Il citofono

Il silenzio di Corviale

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I Tiburtinoterzo

Lavori in corso

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Spinacity – fuga da Spinaceto

Una piccola soddisfazione


Premessa

PERIFERIE ITALIANE

Miglior opera di fiction

Miglior opera documentaria
  Menzioni

PERIFERIE ROMANE

Miglior opera di fiction

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